C’era una volta una bambina. Aveva 4 anni e doveva mettere gli occhiali.

Si recò con i genitori nel miglior ottico della sua città per poter scegliere una bella montatura. Era entusiasta.

Aveva perfettamente compreso che gli occhiali che avrebbe indossato da lì in poi  la avrebbero aiutata a vedere bene, a vedere nitidamente tutto quello che c’era da osservare e conoscere. Quante cose c’erano da scoprire! Troppe.

C’era da correre, da pedalare in bicicletta,

c’era da giocare con la gatta, c’era da esplorare la campagna e quindi anche da salire sugli alberi.

Insomma c’era da rimaner bambini!

Lei era una bambina molto vitale e molto autonoma. Era una bambina degli anni 2000.

La scelta  della sua prima montatura di occhiali quel pomeriggio dall’ottico,  fu decisamente ardua.

Penserete che  fossero troppe le opportunità e quindi l’imbarazzo della scelta? Esattamente il contrario.

Le furono mostrati alcuni modelli, perlopiù non troppo carini nè confortevoli. Occhiali con decori e riferimenti a personaggi con fiocchetti sui capelli ricci e biondi,  oppure semplici riproduzioni in scala ridotta di montature per adulto in versione bambino.

Parliamo del comfort?  No. Neanche a pensarci. Calzate  scomode, niente di davvero ergonomico.

Materiali? Plastica, gomma e nulla più. Nessuna alternativa.

La bambina un pò delusa perse  subito  l’interesse. L ‘occhiale che le piaceva di più era di colore azzuro ma non le stava proprio sul naso! Quello che invece le calzava meno peggio era di un pallido rosa. Decisamente, il rosa, non era proprio il suo colore preferito.

Bene. Quindi?  Direte voi.

Uscì fuori dall’ottico con quel paio di occhiali rosa ma non ne fu affatto felice.

Un momento di entusiasmo, di coinvolgimento attivo nella scelta di quell’oggetto,  che aveva il superpotere di farla vedere meglio; si trasformò semplicemente in un’  esperienza da dimenticare.

Quegli occhiali erano davvero pensati per i bambini?

E’ proprio quella stessa domanda che si fecero i genitori assieme all’ottico.

Ed è proprio per questo che nacquero gli occhiali in legno.

Il padre di quella bambina era uno scultore e portava occhiali dall’età scolare.

Si ricordava molto bene quanto negli anni ’60 fossero state scomode le sue montature….

Bene. Forse avrebbe potuto alleviare qualcuno di quei fastidi alla sua piccola figlia?

Forse.

L’amico ottico una sera chiese al padre della bambina in modo provocatorio:

” Ma perchè non disegni tu che sei un’artista, un designer un paio di occhiali per tua figlia? Ci hai mai pensato? ”

Il padre rispose: ” Beh,  ho lavorato con moltissimi materiali ma mai materiali  come l’acetato!”

“Immagino” rispose l’Ottico.

“Io mi riferivo per esempio al legno dato che le tue opere scultoree sono  lavorate così sapientemente, sono bellissime! ”

Quella sera,  un “Tarlo creativo” si insinuò nei pensieri del padre della bambina dagli occhiali rosa. Quel Tarlo non è più uscito ed ancora si nutre da quella materia grigia.

[Ogni riferimento a persone e cose non è puramente casuale]

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